Foglie d’erba – Book Quote #5

Salve a tutti! Per il book quote di questa settimana vorrei fare qualcosa di un po’ diverso. Il 31 maggio 1819 nasceva Walt Whitman, ed è a lui che vorrei dedicare questo articolo. In particolar modo, ci concentreremo su Foglie d’erba, la sua raccolta di poesie più famosa e attualmente l’unica che io possegga.

Walt Whitman

Walter Whitman è stato un poeta, scrittore e giornalista americano. Viene considerato l’inventore del verso libero e padre della poesia americana. La sua poetica narra spesso della vita e della morte, ma anche della democrazia e della libertà. E di quello che verrà considerato il “sogno americano“, ovvero la speranza che col duro lavoro si possa raggiungere il successo economico e quindi una vita migliore. Lavorò per il governo e poi anche come infermiere durante la guerra civile americana. Venne accusato di oscenità per alcune sue poesie esplicite e vi furono anche commenti negativi sulla sua presunta omosessualità.

FOGLIE D'ERBA -  Walt Whitman

Foglie d’erba

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Foglie d’erba è una raccolta di poesie pubblicata per la prima volta il 4 luglio 1855, ovvero il giorno dell’indipendenza. Ciò ben si sposa con ciò che il poeta rappresentava per l’America, come abbiamo visto poco fa. La prima edizione esce, a spese del poeta, con soli dodici componimenti senza titolo. Non vi erano neanche indicazioni sull’autore, solamente la sua immagine in copertina così come la vedete qui sopra.

Nel corso degli anni si sono poi succedute altre edizioni con diverse aggiunte, fino a quella definitiva, l’ottava, detta anche Deathbed Edition, perché Whitman la approvò poco prima di morire. Conteneva ben 389 poesie. Andiamo ora a leggerne due piccole parti.

O Capitano! Mio Capitano!

E’ la poesia più famosa del poeta, scritta dopo la morte del presidente Abraham Lincoln, avvenuta il 15 aprile 1865. All’inizio venne accolta molto positivamente, fu infatti l’unica poesia di Whitman ad essere antologizzata prima della sua morte. Nella seconda metà del ‘900, invece, cominciarono le critiche più dure, che la ritenevano una poesia del tutto convenzionale e con rime banali.

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è terminato;
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato;
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
mentre gli occhi seguono l’invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! cuore! cuore!
o gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.

O Capitano! mio Capitano! risorgi, odi le campane;
risorgi — per te è issata la bandiera — per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri — per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! amato padre!
questo braccio sotto il tuo capo!
è solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili;
non sente il padre mio il mio braccio, non ha più energia né volontà;
la nave è all’ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito;
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate, coste, e suonate, campane!
mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.

La poesia contiene molte immagini relative al mare, come il titolo lascia intuire. In particolar modo, gli Stati Uniti d’America vengono considerati una nave, di cui quindi Lincoln era il Capitano. Ciò probabilmente si rifà alla notizia di alcuni sogni ricorrenti del Presidente di una nave a vele spiegate. Il punto di vista è quello di una recluta che vede Lincoln come un padre per la nazione e il riferimento al vicino porto è la guerra civile americana alla sua conclusione.

Il canto di me stesso

Non posso qui riportare tutto Il canto di me stesso, che è un poema lungo 52 strofe, ma ci tenevo a farvi conoscere la fine, che a me ha sempre colpito.

Mi lascio in eredità alla terra, per rinascere dall’erba che amo,
Se ancora mi vuoi, cercami sotto la suola delle scarpe.

A malapena saprai chi io sia, che cosa significhi,
Ma tuttavia t’infonderò salute,
Purificherò, rafforzerò il tuo sangue.

Se subito non mi trovi non scoraggiarti,
Se non mi trovi in un posto cercarmi in un altro,
In qualche posto mi sono fermato e t’attendo.

Questi ultimi tre versi sono quelli che più mi emozionano. In tutto il poema Whitman parla in prima persona, ma non esattamente per rappresentare se stesso, o non solo. Piuttosto, egli si riferisce ad un’entità collettiva, universale. Whitman è sé stesso, ma anche tutti gli altri.


Cosa ne pensate? Leggete mai poesie? Fatemi sapere se questa tipologia di articolo vi piace e nel caso vi ricordo di condividerlo!

📓 Titolo: Foglie d’erba
📘 Autore: Walt Whitman
📕 Editore: Einaudi
📒 Genere: Poesia
📗 Pagine: 752
📔 Data di uscita: 27/01/2016
📖 Prezzo: 18.00€

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