Non è questo che sognavo da bambina

Salve a tutti! Oggi parliamo di un libro uscito quest’estate per la Garzanti che fin da subito mi ha attratta per la trama. Si tratta di Non è questo che sognavo da bambina di Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio.

Le autrici hanno studiato presso la Scuola Holden di Torino, dove si sono conosciute. Si occupano di social, comunicazione ed editoria.

La protagonista è una venticinquenne che ama scrivere e vorrebbe fare la sceneggiatrice. Nonostante ciò, per mantenersi a Milano decide di provare uno stage come copywriter e altre mansioni nel campo del socia media management che a stento comprende. Inizialmente il suo rapporto con i colleghi è difficile, si sente incapace e sola. Come se non bastasse, il suo ex l’ha lasciata nel giorno del loro anniversario e lei non riesce a dimenticarlo. Insomma, decisamente non è questo che sognava da bambina. Ma forse da adulta le cose possono cambiare?

La storia di è quella di molti di noi. Non basta più il diploma di maturità, nemmeno la laurea, perfino il master non è sufficiente a trovare il lavoro dei propri sogni. Si cerca di barcamenarsi in un mondo difficile, senza veri appigli, domandandosi ogni giorno quale sia la strada giusta da intraprendere. Le persone attorno a noi ci spingono in direzioni diverse, ritenendo di conoscere la verità assoluta. Ma nessuno può decidere per noi, e questo è il bello e il brutto della vita. Guadagnando in autorealizzazione, spesso perdiamo in sicurezza, specialmente noi donne, che sul lavoro ci siamo ritrovate in un mondo non esattamente a nostra misura. E le leggi del mercato, spietate, spingono ad un continuo competere con gli altri per passare avanti, lasciandoci senza forze per le cose che davvero contano nella vita.

Ho avuto un rapporto di amore/odio con la protagonista. Amore perché mi ha ricordato molto me, sotto alcuni aspetti, anche quello lavorativo. Sentirsi inadatta, in competizione, stressata, in ansia. Arrivare a piangere e cercare di fingere che vada tutto bene. Però l’ho anche odiata, perché subiva tutto in silenzio, abbassando la testa e dicendo sì. Mi rendo conto che sia normale, in un libro del genere, partire da una situazione di svantaggio che si tramuta in qualcosa di positivo, ma in alcuni momenti avrei voluto urlarle di darsi una svegliata. Forse, se riguardassi la me del passato, penserei lo stesso? Non c’è modo di saperlo. Di sicuro sotto certi punti di vista mi sono sentita capita e mi ha fatto piacere. Non succede spesso, almeno per quanto mi riguarda.

Voi cosa ne pensate? Avete trovato il lavoro dei vostri sogni?

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