Scheletri – Zerocalcare

Salve a tutti! Martedì come sempre è giorno di graphic novel e oggi torneremo a parlare di Zerocalcare, sul quale avevo già scritto un articolo. Scheletri è edito da Bao Publishing ed è uscito nel 2020.

Zerocalcare è da sempre molto attivo a livello sociale. Nel 2015, sulla rivista Internazionale, ha pubblicato Kobane Calling, in cui racconta la propria esperienza sul confine turco-siriano in supporto al popolo curdo.  Il reportage, arricchito da una seconda parte inedita, è diventato un libro nel 2016, arrivato a vendere oltre 120.000 copie, vincendo il Premio Micheluzzi 2017 come Miglior Libro e che è stato tradotto in otto lingue (fonte sito Bao Publishing).

Il protagonista, come sempre nelle storie di Zerocalcare, è proprio lui. Qui ci troviamo nel periodo della sua vita da diciottenne in cui fingeva di recarsi all’università per non deludere la madre. Ogni mattina prende posto sulla metro a Rebibbia (Roma), restandoci fino al capolinea e ritorno, solo per trascorrere in qualche modo le ore che dovrebbe passare in aula. Poi torna a casa e finge, e tutto ricomincia ogni giorno sempre uguale. Fino a che non conosce Arloc, ragazzino di sedici anni con una situazione complicata in famiglia e fuori.

Arloc non frequenta più la scuola, nella completa assenza dei suoi genitori, che non se ne rendono nemmeno conto. Con i soldi dello spaccio compra le bombolette per lasciare il suo tag sui muri. Dopo una grave vicenda familiare, Arloc passa alcuni giorni a casa di Zero, mostrandogli come, a volte, certe situazioni sono meno complicate di quello che pensiamo. Eppure non tutto è destinato a risolversi per il meglio. Da qui in poi, infatti, un susseguirsi vertiginoso di vicende porterà ad un inaspettato risultato.

Scheletri parla di Zero, ma in fondo parla di tutti noi. Dei mostri che ci portiamo dentro, che nascono dalla rabbia, dall’ansia, dalle situazioni in cui ci sentiamo inadeguati, dalle prove della vita da cui fuggiamo. Parla degli amici che ci lasciamo alle spalle perché non vogliamo voltarci, dei fraintendimenti, di come negli anni le cose cambiano, ma a volte restano maledettamente uguali.

Le prime pagine mi hanno fatta molto sorridere, essendo io laureata in Lingue e avendo studiato proprio inglese e spagnolo, citate dallo spirito di Chomsky che accompagna Zero come “paracule” e aggiungendo “potevi azzardare di più”. Mi ha ricordato il commento di un mio vecchio compagno di classe, che infatti scelse il tedesco al posto dello spagnolo. A parte questo, l’università è solo un pretesto per dare il via alla vicenda, che in realtà come dicevo ha un respiro molto più ampio, rigirando il coltello nella piaga di tutte le situazioni irrisolte.

Con i precedenti volumi forse Zerocalcare non era riuscito a conquistarmi del tutto. Con Scheletri, invece, ammetto che c’è riuscito. Sarà che è molto vicino al mio modo di sentire, l’ansia, la paura di essere inutile, di restare indietro, gli amici che vanno via. Non so se lui concorderebbe con quello che sto per dire, ma questo è un volume maturo. Nella scrittura, nell’analisi dei personaggi, delle situazioni, della città stessa. Sia chiaro, Zerocalcare non perde mai il suo tono ironico e scanzonato, non si prende sul serio neanche per un attimo. Però allo stesso tempo è tutto molto realistico e toccante. Sono contenta di essere arrivata per puro caso a questo volume e a questo punto posso affermare che sì, leggerò altro dell’autore senza dubbio.

Voi cosa ne pensate di Zerocalcare? Mi consigliate di recuperare qualche suo titolo in particolare?

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